ULTIME AGGRESSIONI a RoMa

 
RAGAZZA PICCHIATA DAI FASCI
Presa
a calci da quattro ragazzi. Nello stomaco e sui fianchi. Ripetutamente.
Minacciata con un coltello. Nell’indifferenza della gente, su un treno
regionale. Una tratta breve, Roma-Ciampino, quindici minuti appena.

È
successo sabato scorso a Ilaria, 21 anni, di Pavona, piccolo centro a
due passi da Roma. La sua colpa? Avere in borsa una kefiah, la sciarpa
simbolo del patriottismo palestinese usata, tra i ragazzi, come segno
di un’appartenenza politica di sinistra.

«Stavo tornando a casa dopo un pomeriggio di lavoro. Come sempre mi
aspettavano un quarto d’ora in treno e poi un tratto in autobus»,
spiega Ilaria, che fa la barista in via Cavour. Alle 22.42 il treno è
partito. Ilaria ha preso posto in un vagone centrale. Dopo pochi
minuti, l’incubo. «Ho notato un gruppo di ragazzi sui 24-25 anni.
Gridavano, battevano sui vetri. Era impossibile non sentirli anche nei
vagoni accanto». Il controllore, però, su una tratta così breve passa
difficilmente. E l’escalation è continuata. «Uno di loro ha iniziato a
chiedere, urlando: Ce l’avete le bombe? Penso che cercasse droga.
Pasticche. A Roma si chiamano così. Ho abbassato la testa. Intanto due
di loro sono saliti davanti ai sedili di fronte al mio e, dandomi le
spalle, hanno iniziato a spintonare un gruppo di ragazzini che sedevano
più avanti. Insistevano: Voi ce l’avete le bombe?».

Ilaria prosegue, le trema la voce. «A un certo punto uno di loro si
è girato e ha visto la mia borsa. Indicandola mi ha detto: E tu ce le
hai le bombe? Frugandoci dentro, ha visto la mia kefiah. Non hai le
bombe e oltretutto sei una comunista di merda. Ha detto così e sono
cominciati i calci. Io ho pensato solo a coprirmi la testa. Mi hanno
circondata in quattro. Ripetevano: Prenditi quello che ti spetta,
comunista di merda». 

Nel vagone del treno, quella sera, Ilaria non era sola. Davanti a
lei, oltre al gruppetto di ragazzi che per primi erano stati molestati,
due uomini sulla trentina e, poco più avanti, altri quattro giovani. In
poco tempo, però, si sono tutti dileguati. «Mi hanno tirata su. Uno di
loro mi ha allargato le braccia e ha preso a minacciarmi con un
coltello. È lì che mi sono girata e non ho visto più nessuno. Il
coltello era fermo, ma il corpo si muoveva per i calci. Così ci ho
urtato contro e mi ha graffiata. È uscito del sangue».

È stato forse questo a salvare la ragazza da conseguenze peggiori
dei cinque giorni di prognosi diagnosticate dal pronto soccorso. «Uno
dei ragazzi che mi stava pestando si è spaventato e si è fermato. Si è
messo in mezzo, mi ha fatto scappare. A quel punto mi sono chiusa in
bagno». Da lì, Ilaria ha fatto una telefonata. «C’era poco campo, . Per
istinto non ho chiamato la polizia, ma mia madre». La denuncia per
aggressione alla polizia di Albano Laziale è di ieri sera. 

Nel frattempo i ragazzi sono fuggiti. Nessuno li ha fermati. Alla
stazione di Ciampino non ci sono telecamere e, al suo arrivo, Ilaria
l’ha trovata quasi deserta. Per rendersi conto che quel che dice è
vero, basta prendere il suo stesso treno. Lunedì sera, ad esempio.
Corsa semivuota, dieci passeggeri in tutto, metà le donne. Il
controllore non è mai passato nei vagoni centrali. All’arrivo in
stazione, davanti al secondo binario, la carcassa annerita di un bar
self- service dato alle fiamme. A pochi metri, un comando della Polizia
Ferroviaria. Ben illuminato, ma senza nessun agente sulla soglia a dare
un’occhiata. 

Nel sottopassaggio, alcuni volantini raccontano di un altro episodio
di violenza, una settimana fa. Erika, 19 anni, era seduta sulla
ringhiera e aspettava il treno per Frascati. Erano le quattro del
pomeriggio, c’era ancora luce. Un giovane l’ha spinta lungo le scale
del sottopassaggio ed è scappato via. Un volo di tre metri. «Abbiamo
fatto denuncia, ma non essendoci le telecamere è quasi inutile.
Cerchiamo testimoni», spiega suo padre. «Mia figlia si è fratturata una
spalla, incrinata tre vertebre e ferita alla testa. Tre giorni in
ospedale, 30 di prognosi».

Sono queste le stazioni di periferia che, dopo l’omicidio di
Francesca Reggiani, il sindaco Alemanno aveva promesso di mettere in
sicurezza. La campagna elettorale è finita e a pagare sono loro. Due
ventenni qualsiasi. Un sabato sera e un mercoledì pomeriggio come tanti.

                                

 

 

ROMA: BARBERA (PRC), GRUPPO FASCISTI AGGREDISCE STUDENTI A PIAZZALE DEGLI EROI

Roma, 15 nov. (Adnkronos) – ”Ieri sera, un gruppo di estrema
destra, dopo aver attraversato in maniera provocatoria le strade del
rione Prati e del quartiere Trionfale a bordo di un camion dal quale
venivano diffusi slogan e canti inneggianti al fascismo, ha aggredito e
malmenato un gruppo di giovani che pacificamente stazionavano a
piazzale degli Eroi”. E’ quanto dichiara Giovanni Barbera, presidente
del Consiglio del Municipio Roma XVII e membro del comitato politico
del Prc romano.

“Trovo sconcertante e gravissimo – aggiunge – il fatto che le forze
dell’ordine non siano intervenute per impedire ad alcune squadracce di
estrema destra di percorrere indisturbate e in maniera intimidatoria le
strade dei nostri quartieri, insultando e aggredendo cittadini indifesi
che manifestavano il loro legittimo dissenso dinanzi alle loro
provocazioni. Tanto più che ieri, per la città di Roma, era una
giornata molto particolare a causa della grande manifestazione sulla
scuola organizzata dai sindacati e dagli studenti” .

“Chiedo alle autorità competenti come sia possibile che,
ultimamente, episodi simili si stiano ripetendo con una pericolosa
frequenza. Non è più tollerabile che si permetta a queste sparute
frange violente non solo di offendere la coscienza democratica dei
nostri cittadini con gesti, simboli e slogan inneggianti al fascismo,
ma anche di seminare impunemente violenza nei nostri quartieri”,
conclude Barbera.

 

Aggressione razzista a roma


Sab, 15/11/2008 – 21:29

ROMA
(15 novembre) – Aggrediti a Villa Borghese a Roma mentre svuotavano i
cestini della spazzatura. Le vittime, padre e figlio di 54 e 28 anni,
cittadini peruviani, sono stati colpiti con calci e pugni da un uomo
che gli urlava contro: «Immigrati andatevene». A denunciare il fatto
Fabio Benedetti, presidente della Cooperativa sociale Parco di Veio,
che gestisce la manutenzione di Villa Borghese e per la quale i due
immigrati lavorano. Padre e figlio sono stati medicati in un vicino
ospedale, ne avranno per 30 giorni. Gli aggressori, secondo il racconto
delle vittime, erano tre: chi li ha picchiati, armato con un pugno di
ferro, era vestito con anfibi e giubbotto neri. Al pestaggio ha
assistito il proprietario del bar della Casina dell’orologio che ha
allertato la polizia.

 

 

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