assemblea cittadina mercoledì 18 febbraio alle ore 21
al csoa Forte Prenestino
Il diritto di manifestare nelle strade e nelle piazze della nostra città
è stato posto pesantemente sotto attacco nei giorni scorsi dal fuoco
incrociato di attori economici (Confcommercio), istituzionali (prefetto
Pecoraro, sindaco Alemanno), mediatici (Il Messaggero). E’ un tema che
ricorre ciclicamente nelle esternazioni di reazionari di tutte le risme,
sempre pronti a denunciare il carattere fastidioso della libera
espressione del conflitto sociale, ma in queste ultime settimane la faccenda ha
raggiunto toni parossistici. Ha cominciato Pambianchi, presidente dei
commercianti romani, a invocare la chiusura del centro ai cortei, in
quanto disturbatori dei buoni affari dei suoi associati.
Ha rilanciato il prefetto Pecoraro promettendo di liberare la città dai manifestanti.
Ha infine raggiunto l’apice il colonnello Maroni, ministro di Polizia, con i suoi
editti degni del ventennio fascista. Il tutto amplificato da una
vergognosa campagna disinformativa del Menzognero, quotidiano del palazzinaro
Caltagirone, che si è fatto paladino dei “cittadini” prigionieri dei
manifestanti, come se questi ultimi non fossero “cittadini” anche
loro.
I toni sono poi sfumati nelle giornate successive ma la sostanza non
cambia di molto: i cortei disturbano il flusso incessante della produzione e del
consumo, sono luoghi di cultura critica e di emersione della tante
problematiche che agitano una società ingiusta, permettono alle persone
di uscire di casa per ritrovarsi, condividere, respirare aria di
liberazione.
E’ evidente il progetto di ridurre progressivamente gli spazi di
agibilità democratica in questo periodo storico caratterizzato da una crisi
economica che produrrà malcontento sociale e, speriamo, voglia di organizzarsi e
di scendere in piazza.
Militarizzazione dei territori, delirio securitario,
“strategia della paura”, video-sorveglianza senza più limiti,
riduzione del conflitto sociale a problema di ordine pubblico, divieto di
manifestare, sono aspetti diversi di un problema unico: il tentativo di
proporre una svolta autoritaria per gestire la crisi. Dovremo aspettarci
nell’immediato futuro altre puntate di questa indecente telenovela
fascistoide, per esempio la firma di un protocollo d’intesa per limitare
i cortei vincolante per tutti.
dai centri sociali alle case occupate, dai sindacati di base agli studenti,
dai collettivi glbt ai comitati di solidarietà internazionale, fino ai
migranti che saranno il soggetto sociale che più duramente pagherà la
crisi e il clima di guerra tra poveri.
Non dobbiamo farci trovare impreparat@, mettiamo i piedi nel piatto fin
da subito, ragionando su di un percorso di attivazione e di lotta a difesa
del diritto di manifestare che viaggi in sintonia e complicità con le
mobilitazioni contro il pacchetto sicurezza, contro gli sgomberi, contro
la violenza sessista, per l’apertura di spazi di libertà.
Rete Antifascista Metropoliatna